Speciale al femminile (4/4): Femmina Folle, quando l’ossessione è donna

Martin Scorsese, nientemeno, ha definito questo film del 1945 “un noir in technicolor”. Ed in effetti dietro i colori brillanti di Femmina Folle si cela l’ombra, oscura e profonda che alberga nell’anima della sua protagonista, di una bellezza folgorante quanto le tinte della pellicola, splendido paravento di una verità nascosta più nera della pece.
Lei si chiama Ellen e quando il giovane scrittore Richard la incontra è passione istantanea, che porta ad un rapido matrimonio. Tutto inizialmente procede bene, sino a che Richard decide di occuparsi personalmente del fratello minore Danny, paralitico e ricoverato in una casa di cura. Questa novità fa emergere la natura possessiva, a livelli patologici, di Ellen, che non può accettare di condividere l’attenzione del marito con altri, neppure con l’innocente Danny, un ragazzino dolce ed entusiasta, nonostante l’infermita’, che si affeziona a lei da subito.
Ellen mette così in atto il primo dei suoi tanti piani diabolici per isolare Richard da tutti e tutto. Durante un soggiorno ad Angolo di Luna, un cottage di proprietà del marito, in riva a un lago, la donna accompagna Danny a nuotare per esercitare le gambe. Quando però il ragazzo è colto dai crampi, lei lo lascia annegare, simulando un vano
tentativo di salvataggio per uscirne pulita.
Da quel momento, poi, la sua gelosia non fa che aumentare e la spinge a trovare sempre nuovi motivi di insoddisfazione e fastidio. Vorrebbe sottrarre Richard persino alla scrittura. Rimane anche incinta, pensando
che un figlio possa curare la tristezza di Richard dopo la morte del fratello, ma ben presto anche la gravidanza, difficile, che la costringe al riposo forzato, inizia a pesarle.
Si sente poco attraente, comincia a credere che Richard sia troppo concentrato sul bambino che deve nascere e la trascuri. E lo vede legare sempre più con Ruth, la sua sorellastra.
Giunge così ad un nuovo gesto estremo: si getta dalle scale, fingendo di essere inciampata, e perde il figlio.
Ma non è ancora abbastanza.
Quando Richard finalmente si rende conto della tragica realtà e decide di lasciarla, Ellen supera l’ultimo limite e compie la più drammatica e contorta delle uscite di scena: si uccide, facendo in modo di far finire in tribunale, per la sua morte, il marito e la sorellastra.
Non riuscirà nel suo intento e nonostante tutto alla fine Richard e Ruth troveranno conforto l’uno nell’altra, tra le ceneri del tanto dolore causato da Ellen.
Il film è tratto da un libro di Ben Ames Williams e il titolo di entrambi, in originale, Leave her To heaven, viene dall’Amleto di Shakespeare: si tratta delle parole che lo spettro del padre di Amleto dice al figlio a proposito della madre Gertrude, ovvero “lasciala al cielo, lei, e a quelle spine che le stanno in cuore e pungono e tormentano”.
Parole quanto mai perfette per il personaggio di Ellen, in una vicenda inquietante ed estremamente moderna e attuale. L’ossessione mortale di Ellen è infatti molto simile a quelle che alimentano le persecuzioni di coloro che oggi vengono chiamati stalker. L’unica differenza è che di norma la cronaca nera riferisce soprattutto di ossessioni maschili che conducono a femminicidi. Ma va detto che esistono anche stalker donne.
Ed in ogni caso la triste verità alla base del film, e tragicamente possibile nella vita di ognuno di noi, è che, a volte, una persona che crediamo innamorata e di cui ci fidiamo può rivelarsi una minaccia letale. Una minaccia che spesso, proprio come accade a Richard, non riusciamo a vedere davvero sino a quando non è forse troppo tardi.
Per il ruolo di Ellen, Gene Tierney ebbe una nomination all’Oscar. Una donna bellissima, la Tierney, e notevole, intrigante attrice, dalla sensualità felina e al contempo con una sottile dolcezza che incantava.
Vi ho già parlato di lei per via di un film molto diverso, la deliziosa fiaba romantica Il fantasma e la signora Muir, che testimonia la sua capacità di affrontare i più vari registri recitativi con la stessa efficacia. Nella vita, in una sorta di strana, dolorosa somiglianza con l’instabilità mentale di Ellen, soffrì di depressione, per la quale fu più volte ricoverata in cliniche psichiatriche e subì persino l’elettroshock. Ma sullo schermo ha lasciato una traccia indelebile.
Lasciamola al cielo, lei, un cielo il suo sicuramente stellato e luminoso.



 

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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