SORPRESE TRA LE NEBBIE: parte II

La scorsa settimana siamo rimasti in sospeso con il racconto della mia serata di sorprese, introdotta dall’emozionante show di Hayward Williams con comparsata di J.Hardin e proseguita con la perfomance di un artista che di cose da raccontare ne ha davvero tante: Grant Lee Philips.
Ora sembra così semplice snocciolare il suo nome, in realtà c’ho messo circa due settimane a farmelo entrare in testa, impresa riuscita anche grazie alla pazienza di ripetermelo di chi è riuscita a condurlo a noi. Il contrario è accaduto con la sua musica, che sinceramente è riuscita a sorprendermi ben più di un paio di volte. Se anche siete di quella schiera di persone che temono le esibizioni troppo intime chitarra e voce ( e i gusti non si discutono), potreste ricredervi. Dunque possiamo aggiungere l’ultimo punto della lista e parlare di cosa è capace di fare quest’uomo con la voce, che è un’orchestra da sola e la chitarra che suona come io mi spazzolo i capelli… no, ok, non sono proprio una campionessa nel sistemarmi i capelli, però ho reso l’idea. Il bello della serata è che non gli avresti davvero dato due lire, abituati come siamo a vedere tanto atteggiamento e invece, così, due battute e via canzoni che magari si sentissero in radio.
Grant ha una carriera lunga e ricca di successi: essere nominato nel 1995 Miglior Voce dell’Anno da Rolling Stones e aver partecipato ad alcuni episodi di Una mamma per amica sono solo un decimo di tutto quello che ha fatto. Dopo aver inciso quattro album con i Grant Lee Buffalo, gruppo da lui fondato, nel 1999 inaugura la sua carriera da solista con comparsate di personalità davvero importanti del mondo della musica. Di una cosa sono sicura: Grant si idrata adeguatamente (acqua, acqua) durante lo show e probabilmente il segreto è quello, altrimenti l’hanno rapito gli alieni e ce l’hanno riconsegnato così. O forse, anche lui condotto alla tavolata italiana, stava cercando di stemperare il tasso di sodio nel sangue: dovremmo stare attenti a come trattiamo un tipo come Grant, perché un polistrumentista, compositore e performer bisogna riconsegnarlo almeno nelle condizioni in cui ci è stato dato.
Il mio Tre quarti di pera, citato più volte, fa parte della schiera non troppo intimistica (gli piace il ritmo) eppure è stato più volte magicamente fatto sobbalzare, perciò la sua musica è efficace (con mia somma soddisfazione). Posso dire che la serata mi ha decisamente messo addosso dell’entusiasmo, mi sarei precipitata anch’io sul palco a cantare con lui, però forse non sarebbe stato così contento e nemmeno il pubblico, ma io sì, tanto! E quando una cosa ti mette della sana gioia in corpo è bene cavalcare l’onda. Peccato non aver afferrato tutto ciò che diceva, avendo un accento un po’ ostico per la sottoscritta che doveva tradurre al Tre quarti di pera, ma sicuramente lo diceva bene perché il pubblico rideva: perché capivano o perché aveva capito uno solo e per non essere da meno ridevano tutti comunque? Chi può dirlo, ad ogni modo una persona con tutte queste miglia percorse suonando potrebbe anche sentirsi un po’ stufo: nemmeno accennarlo, perché l’entusiasmo continua ad esserci e si vede. Chiacchierando con le persone che hanno permesso tutto ciò, è uscito il discorso di quanto, queste anime artistiche americane, si stupissero e si entusiasmassero nel vedere tutta l’antichità che a noi passa ogni giorno sotto gli occhi. Forse è questo: sono giovani perché la loro storia è giovane. Sono saggi perché sanno godersela. Noi forse siamo un pelo contorti perché lo è la nostra storia. Gli opposti si attraggono ed ecco San Valentino che ritorna con la sua eco.
Insomma che tutta la situazione è stata divertente, dal fatto che non sapessi minimamente chi stessi andando ad ascoltare, che fino all’inizio dello show ero assolutamente preoccupata per il parcheggio e che magicamente sono tornata a casa ridendo di quanto mi faccia prendere da ansie assurde e ridicole nella mia piccola quotidianità. Ora, abbiamo un problema: piccola quotidianità, potrebbe non bastarmi. Questa è gente che gira il mondo facendo ciò che gli piace, condividendo con persone che vedranno una volta sola in vita loro la propria passione e facendo carico delle emozioni che ne nascono e, probabilmente, contribuendo in questo modo a nutrire la loro ispirazione. E allora, mi chiedo, perché io no? Eh? Perché no?



Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *