RECENSIONE – “Ida”

IdaSono gli anni ’60, nella Polonia comunista. Ida (Agata Trzebuchowska) ha 17 anni, è rimasta presto orfana ed è cresciuta in convento. Ad un passo dal prendere i voti, la madre superiora – donna dalle ampie vedute – le consiglia di lasciare per un po’ il convento, conoscere il mondo e soprattutto ciò che resta della sua famiglia. È così che Ida incontra Wanda (Agata Kulesza), sua zia da parte di madre, per la prima volta. Lei è un giudice, Wanda la sanguinaria la chiamavano, poiché aveva mandato al patibolo non pochi controrivoluzionari. Wanda è tutto ciò che Ida non è: una donna emancipata ma anche molto sola, dedita all’alcol e a rapporti occasionali e che scopriamo aver lasciato il figlio piccolissimo alla sorella, madre di Ida, per unirsi ai partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Wanda svela ad Ida che il segreto che si cela dietro al suo essere orfana solo le sue radici ebraiche.

Il film in bianco e nero di Pawel Pawlikowski, che riesce nel delizioso trucchetto di far credere quasi che il film sia stato girato all’epoca in cui è ambientato, dà la sensazione di essere un film restaurato piuttosto che uno nuovo.

Nei panni della diciassettenne novizia, Agata Trzebuchowska è sorprendentemente misteriosa: impassibile e imperscrutabile, alla sua giovane età tutta spesa in convento, non ha mai vissuto nulla e ora la vedremo reagire ad una valanga di eventi che le segneranno la vita.

La cinematografia di Pawlikowski, che colpisce per le frequenti composizioni alienate in cui i volti sono nella parte bassa dell’immagine e in quella alta opprimenti spazi vuoti, fa pensare ad un’influenza di Truffaut, soprattutto ci riporta alla mente il capolavoro d’esordio del regista francese, ovvero I 400 colpi. Lo stesso finale sembra proprio un rimando al finale della celebre pellicola di Truffaut.

Questo film è una sorta di on-the-road alla scoperta del passato di Ida ma anche di quello di Wanda: un viaggio nel cuore della Polonia degli anni Sessanta, nello stato, nella chiesa, nel Cattolicesimo e nell’antisemitismo.

Ida è un film che impegna e che concentra tanto in poco tempo. Le attrici sono superbe, la resa dei luoghi e del periodo storico sono eccezionali. Davvero un capolavoro, forse il capolavoro di Pawlikowski, ma c’è da credere che il regista polacco abbia altro da mostrarci!

Il film ha ricevuto numerosi premi tra cui l’Oscar come Miglior film straniero nel 2015.

Wanda: “E così tu sei la suora ebrea…”

Ida: “Chi?”

Wanda: “Sei ebrea, non te l’hanno detto in tutti questi anni? Ti chiami Ida Lebenstein, sei nata a Piaski.”






Ida” (drammatico, Polonia/Danimarca, 2013) di Pawel Pawlikowski. Con Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Joanna Kulig, Dawid Ogrodnik, Adam Szyszkowski, Jerzy Trela, Halina Skoczynska.

Francesca Orlandi

Mi chiamo Francesca, sono laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Ferrara e da sempre appassionata di cinema. In questo spazio virtuale mi occuperò di recensire film e dare consigli cinematografici.

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