Pugni, gomitate, la pace nel mondo e i panda: il fu Ron Artest.

Metta World Peace 1
Esiste una categoria maledetta di sportivi: quella degli atleti dotati di un grande talento, non supportato però dalle attitudini psicologiche e caratteriali necessarie per esprimerlo al meglio.
Insomma, a chi non dovesse essere sufficientemente chiara la perifrasi, nel racconto di oggi parlerò di una
testa calda, in evidenza in questi giorni nelle cronache sportive nazionali e sicuramente noto agli amanti della pallacanestro: Metta World Peace.
(Se non sei appassionato di basket NBA e senti parlare per la prima volta di questo personaggio: sì, è proprio questo è il suo vero nome… Tra poco ti spiegherò il perchè).

Dopo 15 anni di carriera nella NBA (con un titolo vinto in maglia Lakers) e una breve esperienza interrotta da un infortunio nel campionato cinese, Metta World Peace è stato da pochi giorni presentato dalla Vitasnella Cantù, squadra della Serie A italiana in corsa per i play-off in questo finale di stagione.
Ma chi è Metta World Peace e perché il suo arrivo in Italia ha messo in fermento gli appassionati di pallacanestro? E che avrà mai combinato per essersi guadagnato il titolo di testa calda?

Il 13 Novembre 1979 nasce a Queens, distretto della città di New York, il protagonista della nostra storia: Ronald William Artest jr., meglio conosciuto come Ron Artest. Il padre è un ex pugile con un passato nei marines, vittima dell’alcolismo e incline ad atti di violenza nei confronti della moglie, dalla quale divorzia quando il piccolo Ron aveva solo 6 anni.
Il contesto familiare non ottimale e il quartiere di periferia nel quale cresce e vede un amico ucciso sotto i suoi occhi, segnano irreparabilmente l’equilibrio di Artest, che già in età infantile si mostra propenso a
risse e comportamenti violenti.
È per questo motivo che un terapista cui i genitori si rivolgono, consiglia di agevolare la capacità relazionale del bambino iscrivendolo ad una squadra di basket. Inizia qui la sua carriera sportiva che lo porta negli anni a divenire un forte giocatore in grado di mettersi in mostra prima alla Salle Academy High School e poi alla St. John’s University, fino alla chiamata dell’NBA al draft del 1999, chiamato alla sedicesima scelta dai
Chicago Bulls (in fase di ricostruzione dopo l’addio di Michael Jordan).

Dopo 3 annate positive (e qualche goccetto di Cognac durante gli intervalli delle partite, si dice), passa agli Indiana Pacers dove gioca la sua miglior stagione nel campionato 2003/2004 con 18,3 punti, 5,7 rimbalzi e 3,7 assist di media a partita. Nel 2004 viene inoltre scelto come riserva all’All-Star Game e nominato miglior difensore dell’anno.

Nel 2004 arriva però il primo guaio che segnerà per sempre la carriera del giocatore e legherà indissolubilmente il suo nome ad uno dei più clamorosi episodi di violenza della storia dello sport americano. Durante una partita con i Detroit Pistons scoppia una rissa tra i giocatori (in particolare viene coinvolto il pivot dei Pistons, Ben Wallace) e l’aggressività di Artest esplode quando un tifoso lo colpisce dagli spalti con un bicchiere di birra: il giocatore si avventa sulle tribune e inizia a colpire chiunque gli capiti a tiro.
(Non esattamente una bella esperienza se sei un tifoso e un signore di 2,01 per 118 kg decide di prendersela con te!). Il fatto suscita clamore in tutti gli Stati Uniti e l’NBA punisce il giocatore con una maxi-squalifica di
73 partite.

Al suo rientro in campo con i Pacers, Artest non è più a suo agio nella squadra e viene ceduto a Sacramento, dove trascorre altre 3 stagioni (arrivando ai play-off), prima di trasferirsi nuovamente per approdare a Houston nella stagione 2008/2009, rafforzando una squadra di ottimo livello che vede nel suo roster giocatori del calibro di Tracy McGrady, Yao Ming e Luis Scola. I Rockets raggiungeranno il secondo turno dei play-off prima di venire eliminati (con McGrady e Yao Ming infortunati) dai Lakers.
Scaduto il suo contratto con Houston, Artest viene ingaggiato proprio dai
Los Angeles Lakers, dove risulterà decisivo per la conquista del titolo, il suo più grande successo in carriera. Venderà l’anello (l’NBA ne consegna uno ad ogni membro della squadra vincitrice del titolo) per donare il ricavato a diversi centri per la salute mentale.

Nel 2011, decide di cambiare il proprio nome all’anagrafe, abbandonando il rissoso Ron Artest per divenire il più sereno e positivo Metta World Peace (Metta è una parola indiana che significa “amore incondizionato” e World Peace “pace nel mondo” in lingua inglese).
Una scelta quantomeno bizzarra, che giustifica con la volontà di trasmettere un’ideale di pace all’umanità e di mettersi al riparo dall’odio dei tifosi che lo criticano, che non avrebbero potuto trasformare la frase “I hate Ron Artest” (odio Ron Artest) in “I hate World Peace” (odio la pace nel mondo).

Nonostante i buoni propositi però, nel 2012 Ron (pardon, Metta!) ci ricasca e durante un incontro contro gli Oklahoma City Thunders stendeMetta World Peace 2 con una violenta gomitata l’avversario James Harden, ricevendo altre 7 giornate di squalifica.
Al termine della stagione, i Lakers lasciano andare World Peace, che firmerà un contratto annuale con i New York Knicks, prima di lasciare l’NBA per intraprendere un’esperienza nel campionato cinese nel 2014.
In oriente il suo percorso sportivo è interrotto da un infortunio, ma qui scopre la volontà di cambiare ulteriormente nome: da Metta World Peace a The Pandas Friend.
Non è ancora riuscito ad ottenere l’autorizzazione ufficiale (per fortuna..), ma da un anno a questa parte lo si ritrova sotto questo nome sulla maglia da gioco e mostra come sua immagine dell’account twitter proprio un panda.

E ora, il fu Ron Artest, Metta World Peace, nonchè Pandas Friend è pronto ad affacciarsi al campionato italiano, nel quale promette di non essere giunto in pensione, ma di voler ottenere successi importanti.


Giunto in Italia ha salutato I tifosi canturini twittando : Whatever you can do, i Cantù better. Ora tutti gli appassionati di basket italiani sono in attesa di vedere cosa riuscirà a fare questo fuoriclasse della pallacanestro mondiale nel nostro campionato e se giungerà finalmente ad esprimere il suo talento senza altri clamorosi colpi di testa.

P.S. : Appena atterrato in Italia ha dichiarato di aver letto un bel nome su un giornale e di poter anche prendere in considerazione un nuovo cambio all’anagrafe…

Francesco Santoro

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