Oscar Wilde: la felicità è una lunga parola?

Oscar Wilde: la felicità è una lunga parola?Una scena quasi vuota. Due grandi scatole, due uomini vestiti di bianco, uno schermo. Poi ha inizio la favola e allora il palcoscenico si anima di parole, musica, colori e luci. Una piccola magia che ho scoperto per caso su Youtube, cercando altro. A volte le cose migliori arrivano così.
Ma procedo con ordine: conoscete la favola del Principe Felice?
L’ha scritta Oscar Wilde ed è una delle mie preferite. Una dolce struggente fiaba, venata della pungente ironia del suo autore, e piena di amore. Ci sono la statua di un principe, ricoperta d’oro e di pietre preziose, e una rondine che deve partire per l’Egitto in vista dell’inverno. La rondine si è attardata per via dell’infatuazione per un volubile giunco del fiume e si imbatte nella statua scegliendola come rifugio in cui passare la notte. Solo, nella piazza, il Principe Felice, che in vita aveva badato soprattutto al piacere e alla spensieratezza, dall’alto del suo piedistallo vede ora tutto lo squallore e la povertà della sua città. Notte dopo notte chiederà alla piccola rondine di portare ai bisognosi le gemme che lo ornano e l’oro che lo ricopre. Alla fine… No, se non conoscete la fiaba non voglio rivelarvi la fine. Posso dirvi che è una fine colma di poesia, che non può non strappare una lacrima. Cercatela e leggetela.
Oppure guardatevi questo bellissimo allestimento teatrale:

portato in scena da Piero Marcelli (anche regista) e Paolo Coruzzi (anche compositore delle musiche), della compagnia torinese Anna Bolens. Risale a quasi dieci anni fa, ormai. Vestiti di bianco, Marcelli e Coruzzi escono da due grandi scatole e, mentre il primo racconta la favola del Principe Felice, l’altro ne sottolinea i momenti salienti con canzoni originali, in una curiosa commistione di prosa e musical o di narrazione musicale. Intanto sullo schermo al centro della scena si susseguono proiezioni e colori. La storia esce così dalle pagine e si muta in suono, immagini, voci. Forse tutte le favole si potrebbero reinterpretare e raccontare così.
Perfetto narratore Marcelli, che interpreta i dialoghi tra il Principe e la rondine con grande espressività e di Wilde sa trasmettere sia il vetriolo delle battute, sia la poetica nei momenti più intensi. Molto interessante Coruzzi, autore di musiche e pezzi dai testi complessi, dalla voce limpida e la presenza scenica del performer completo.
Mi ha colpita il particolare della pronuncia della parola «felice». Più volte infatti Marcelli la pronuncia lentamente, allungandola in maniera ipnotica. É questa la felicità dunque?
Una lunga parola. Una parola da pronunciare piano piano, quasi come se fosse l’eco di qualcosa che fugge nel vento. Da assaporare nella sua fragilità. Una parola di cui forse abusiamo, ma che dovremmo usare con più parsimonia. Una parola che rappresenta qualcosa fatto di attimi e allora rendiamola più lunga, dilatiamola, uniamo tutti gli attimi in un istante che non finisce.
Questa fiaba racconta di un cuore di piombo che non vuole fondersi, di un ultimo bacio sulla bocca, di una rondine che per amore non teme l’inverno. Di un angelo che saprà compiere una buona scelta. E due uomini, da soli, l’hanno trasformata in un quadro vivo e vibrante di musica e poesia. Sino a un delicato finale, al riparo di ombrelli bianchi, sotto una leggera, lieve nevicata.
La neve in un teatro e il volo di una rondine…
La felicità non è solo una lunga parola. Capita di trovarla anche in una favola portata su un palcoscenico.

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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