Quando il musical va all’opera: West Side Story al Carlo Felice di Genova

In Italia, in tema di teatro, spesso si è costretti a parlare e a scrivere di quello che non funziona, di ciò che si potrebbe cambiare e fare meglio. Per cui è molto piacevole ritrovarsi a raccontare di qualcosa ben realizzato sotto ogni punto di vista, dalla comunicazione alla qualità artistica.
Il Carlo Felice di Genova – in coproduzione con la W.E.C. – non solo ha compiuto una scelta originale e innovativa, inaugurando la sua stagione lirica con il musical West Side Story, ma ha anche costruito una solida macchina mediatica intorno ad esso: dirette delle prove sui social, open day, flash mob, interviste, conferenze, una serie davvero ricca di eventi ha condotto alla prima del 19 ottobre, introdotta da un grandioso spettacolo pirotecnico sulle celebri musiche di Leonard Bernstein. Un notevole impegno pubblicitario che però a poco sarebbe servito se l’offerta non fosse stata qualitativamente all’altezza.
Ma lo è.
Niente di meglio di West Side Story per coniugare due mondi solo in apparenza distanti come musical e lirica. Da amante di entrambi so bene che sono molto più affini di quanto si creda. West Side Story ne è un perfetto esempio: amore, sangue, morte, odio, paura, pregiudizio… Gli ingredienti classici del melodramma, accompagnati da una partitura di sublime bellezza e da un libretto di indubbia solidità. Una storia ispirata a Shakespeare, che conserva nel tempo una immortale modernità.
C’è un protagonista, Tony, con la limpida forza dell’acqua giovane e fresca, che vuole crescere, cambiare, andare incontro al futuro. Proprio come lei, Maria, pronta a diventare una ragazza americana, desiderosa di qualcosa di diverso dalla vita che gli altri le vogliono imporre. Intorno al loro amore appena nato, Riff, Bernardo, i Jets, gli Sharks, simboli della paura che rende ciechi e sordi e trasforma le differenze in ostacoli anziché in opportunità. Nel mezzo la bellissima Anita, divisa tra l’istinto di accogliere il nuovo e i pregiudizi che incatenano. Sullo sfondo gli adulti, incapaci, ottusi, i più colpevoli.
Cresceranno, moriranno, cambieranno, questi personaggi, nel modo più brutale.
Brutalità che si esprime bene nella scelta di accennare “America”, uno dei brani più positivi dell’opera, come sottofondo ad uno dei momenti più difficili e crudi del secondo atto, il tentato stupro di Anita. Ottima idea, di forte impatto, da parte del regista Federico Bellone, e non l’unica: la sua regia sa dove colpire, sia con la leggerezza che affondando il pedale sulla drammaticità.
Il cast ci mette la tecnica e soprattutto tanto cuore. Spiccano, per la naturalezza con cui “indossano” i loro personaggi, la presenza scenica e la passione, Luca Giacomelli Ferrarini e Simona Di Stefano, ovvero Tony e Anita. Padroni del palco, veri, autentici, lui con una splendida voce tenorile (una meraviglia in Maria e Tonight) e grande carisma romantico, lei capace di divertire e di commuovere.
Promossa anche Veronica Appeddu: forse non la voce più potente in scena, ma è una Maria convincente ed espressiva e regge bene alla prova tragica del finale.
Tutti comunque danno il meglio, da Giuseppe Verzicco (Riff) e Salvatore Maio (Bernardo) al resto degli interpreti, in parte, coinvolti, ognuno arriva sinceramente al pubblico.
Da ricordare le bellissime coreografie originali di Jerome Robbins, fedelmente riprodotte da Fabrizio Angelini.
Menzione d’onore, ovviamente, al coro e all’orchestra del Carlo Felice, diretti da Wayne Marshall, che hanno saputo esaltare le meravigliose musiche firmate da Bernstein sessant’anni fa e le canzoni in lingua originale.
Se la storia d’amore tra Tony e Maria ha una triste conclusione, il connubio tra West Side Story e il Carlo Felice è quindi invece decisamente a lieto fine. Grande successo di pubblico e critica, sala sempre piena, applausi convinti. Una scommessa vincente.
Peccato che per questo gioiello siano state previste solo per sei repliche, ma, come mi ha detto qualcuno, le cose belle non durano mai a lungo.
L’importante è viverle.

 

[Foto in bianco e nero di Olga Leli Pisarenko.
Foto a colori di Marcello Orselli.]

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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