La scelta

Peter Gabriel 1E’ stato mentre ero dal tabaccaio a comperare un pacchettino di chewing-gum che ho capito da che parte prendere questo articolo che, senza vergogna di ammetterlo, mi faceva un po’ sentire in un tunnel.
Beh, volevo solo un pacchetto di cicche e mi sono ritrovata davanti ad almeno venti tipi di gomme diverse: senza zucchero (dovrei forse meglio dire sugar free), con lo zucchero (ne fanno ancora… pensa un po’), xilitolo/no xilitolo, menta fresh/liquirizia… Bidoni da 150 cicche a 5 euro: passo la mia vita a masticare qualcosa che non posso nemmeno ingoiare. Ne ho preso uno a caso e via. Ora, non so voi, ma vivo la stessa cosa quando devo comprare lo shampoo. Devo ancora capire qual è quello che devo usare. Per non sbagliare prendo quello anticrespo, certa che continuerò ad operare per esclusione. Ha un bel colore….
Mi rendo conto che tutto ciò potrebbe spiazzarvi un attimo e farvi dire: ma cosa c’entra? Pronti….
La musica vive dello stesso concetto di business e cercherò di mettere in evidenza come il genio di Peter Gabriel sia magistralmente riuscito a portarlo su un altro livello. Il mondo del business è scintillante, variegato, colorato perché deve “bucare”. Lui ne ha tolto il marcio ed esaltato il bello. Non so se siano state scelte calcolate, a naso penso sia stato un percorso dettato dalla sua eccezionale sensibilità. Ecco, qui sta il punto: scegliere comporta sempre trascinarsi dietro delle conseguenze un po’ su tutti i fronti. Da una parte ci prendi, dall’altra no. E, per chi ancora non lo avesse fatto, se decidete di ascoltare Peter Gabriel, pensateci un attimo. Io sono rimasta travolta. Una discografia che parte dal biologico e arriva fino a un tecnologico d’alta classe, tutto colorato e tridimensionale… o forse con una o due dimensioni in più, a questo punto, perché no? Un lavoro che ti sbalza in avanti, in un futuro che ancora non s’immagina. L’arte di Peter Gabriel non è un viaggio, è un’avventura degna di Verne, Stevenson o Dickens.
All’inizio dell’articolo ho scelto due esempi banali, ma utili. E’ la prima sensazione che ho avuto ascoltando i suoi pezzi. Innanzitutto puntualizzo una cosa: ascoltare Peter Gabriel senza conoscerne la videografia è come andare al cinema con gli occhiali da sole. Questo perché è un artista molto visivo e intraprendente, un precursore anche lì. Beh, insomma, non mi soffermerò sui tecnicismi dei suoi lavori perché, onestamente, penso siano in pochi in grado di farlo seriamente. E’ uno di quegli artisti che ti conviene far parlare piuttosto che esprimere giudizi. Posso dire che mi è sembrato di tornare al Luna Park, quello che arrivava una volta all’anno e smaniavi per comprare lo zucchero filato che poi puntualmente non mi piaceva e rifilavo a mia madre (a lei non dispiaceva affatto… ecco perché non mi diceva mai di no…).
Mi soffermo invece sul rovescio della medaglia. All’improvviso quasi tutta la musica di produzione recente che ho ascoltato volentieri sinora, ha perso ogni smalto. Mi sembra un tentativo mal riuscito di trasformare appunti in un tema. Ci sono rimasta un po’ male. Mentre ascoltavo Peter Gabriel ho avuto una netta sensazione di disagio, smarrimento. Mi spiego meglio: sentivo un pezzo e dicevo “Eh ma questi sono i Nine Inch Nails… Eh ma qui svoltiamo sui Blur… cos’è che mi richiama i Blur?”. E non sto nominando artisti di poco conto! Anzi! Allora ho alzato il telefono e ho rotto le scatole a un mio conoscente, che è un profondo conoscitore dei Genesis (Peter Gabriel ha cominciato con loro) e grande ammiratore del lavoro da solista di Gabriel. Sarà stato l’entusiamo che c’ha messo nel raccontarmi come “ai suoi tempi…”…. Altro che suoi tempi! Finalmente un po’ di sana energia umana!
Ora, se mi mettessi ad elencare tutto ciò che ne è venuto fuori, ne verrebbe fuori un’enciclopedia e quindi mi limito ad incuriosirvi e spingervi all’ascolto tenendo a mente che potreste trovarvi impreparati ma secondo la vecchia regola, per cui non tutto il male vien per nuocere, posso affermare che questa spiacevole sensazione mi è passata in fretta. Morale della storia: buttatevi, ascoltatelo e godetene fino all’ultima nota e immagine!


Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

2 Comments

  1. Peter Gabriel è un mito. Ora i video delle canzoni sono praticamente routine, li diamo per scontati, ma lui abbinata ai brani dei veri capolavori, in un’epoca in cui il videoclip era davvero arte. Alcuni belli come film, cosa che però si percepisce più raramente.

  2. Ciao Franca! Intanto ti ringrazio per il commento. Condivido appieno la tua opinione. Peter Gabriel è assolutamente un artista completo. Quello che mi ha colpito maggiormente è che la sua completezza è dettata, certamente dall’esperienza, ma soprattutto dalla sua sensibilità. E’ come se la maturità artistica ce l’avesse nel sangue e non fosse una cosa acquisita. Lo percepisco molto emotivo ma, allo stesso tempo, padrone di sè e questo gli permette di essere “coraggioso” a tutti i livelli. Insomma, a dirla proprio semplice: mi piacerebbe vederlo in concerto! 😀

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