Il capolavoro di Nicholas Evans L’uomo che sussurrava ai cavalli (1995) è un richiamo alla vita, al trovare la forza di ricominciare e credere in se stessi.
Grace è sopravvissuta ad un terribile incidente a cavallo, è poco più di una bambina, ha perso entrambe le gambe e la sua vita sembra irrimediabilmente compromessa. Il rapporto con Annie, la madre, non è dei migliori e la ragazzina fatica a trovare un equilibrio dopo tanto dolore. Il suo amato cavallo Pilgrim è anch’esso un “sopravvissuto” e come lei porta cicatrici perenni dell’accaduto. Annie, Grace e Pilgrim sono immersi nel loro mondo di paure, dolore e rassegnazione; sono anime inquiete, che spasimano dal bisogno di amore e speranza. La risposta alle loro preghiere sarà Tom. Tom Booker è un uomo sensibile che nutre un grande amore per i cavalli. La particolare sensibilità verso questi animali, eredità di lontani antenati, lo porta a comprendere il linguaggio degli stessi, assimilando i loro sentimenti e cercando di stabilire una fiducia fra loro e gli uomini. Tom giocherà un ruolo fondamentale nel rapporto fra i protagonisti. Questo romanzo è di potenza evocativa straordinaria, non solo per la descrizione delle vastità dei panorami americani ma anche per l’introspezione che l’autore dà di ogni personaggio; facendoci innamorare della natura di ciascuno di essi e della complessità dei loro cuori. A tutto ciò si compenetra il rispetto verso l’animale e la capacità di trasmettere al lettore un profondo senso di comunione con i sentimenti di Pilgrim, che sono esattamente identici agli stati d’animo di ognuno di noi. Il richiamo di anime perse che si cercano e si ritrovano, grazie all’aiuto l’ l’uno dell’altro.
Da leggere, non dimenticando di vedere anche l’omonimo film interpretato e diretto da Robert Redford nel 1998.
«In quel luogo dominato dal cielo, cominciava a vedere più chiaramente, come se i segreti si stessero rivelando in armonia con la natura stessa.» (Pag. 233)