Il Kun

Il sufismo è una filosofia molto antica ma tutt’altro che passata o limitata a una specifica area geografica. Basti pensare che in Italia abbiamo un grande artista allievo Sufi, Franco Battiato (non a caso, un musicista).

Il kun 2Il sufismo è una disciplina mediorientale di cui le origini sono ancora molto discusse. Alcuni affermano che affondi le proprie radici esclusivamente nei precetti islamici. Altri, invece, affermano che non sarebbe altro che la conseguenza della ricerca filosofica dell’esistenza insita nell’uomo, con origini riscontrabili in molte religioni semitiche. Sicuramente è più diffusa nelle branche islamiche sunnite che non in quelle sciite, per un semplice motivo: se nel ramo sciita è prevista una “casta sacerdotale” che fa da intermediario nella ricerca di Dio e dei suoi insegnamenti, nel ramo sunnita non lo è.

Questa differenza è molto importante in quanto attraverso una cerimonia chiamata sema, gli allievi Sufi cercano di raggiungere la wajd, una sorta di stato ipnotico durante il quale si entra in contatto diretto con Dio per ricevere la conoscenza e la verità.

Partendo dal fatto che il peccato non è altro che la disubbidienza agli insegnamenti, i sunniti attuano questa ricerca con un rapporto più diretto con Dio, perciò la filosofia sufista ha, per forza di cose, più sfogo.

Vorrei soffermarmi un attimo sulle origini del sema. Esso nasce nel sufismo dall’antica tradizione persiana che vede poesia e musica indissolubili. Gli allievi vengono guidati nel loro percorso di lavoro, meditazione e preghiera per accedere al sema, dai Maestri. E’ proprio durante la cerimonia che emerge l’importanza del concetto del suono nel sufismo. Infatti, vengono eseguite improvvisazioni strumentali dette taksim e si richiama la creazione del tutto con il suono del tamburo.

Bisogna approfondire sommariamente il concetto d’improvvisazione: le improvvisazioni sono conoscenze già insite dentro di noi e che interpretiamo in un dato momento senza preterintenzionalità . Se gli allievi danzatori, durante il sema, attraverso il suono e la danza, raggiungono lo stato di trance, gli improvvisatori mantengono invece, una sorta di distacco da ciò che stanno eseguendo. La danza viene eseguita con un movimento rotatorio su stessi, continuo e cadenzato dal ritmo del tamburo.

I Sufi considerano l’arte dei suoni come un mezzo principale per la propria ricerca spirituale, un mezzo che consente di liberare le energie attraverso il canto e l’uso di strumenti, una sorta d’amplificatore della percezione per raggiungere il livello mistico, ultraterreno.

Come per altre religioni, non ultima quella cristiana, il principio dell’Universo è scaturito da un suono, nella religione islamica è il Kun. I principi sono essenzialmente due:
1 – Dio è Creatore. Attraverso l’azione crea energia (immateriale) e attraverso il pensiero crea le leggi attraverso cui l’energia forma e diversifica la materia che costituisce il “Mondo Fenomenico”.
2- L’essere umano. E’ composto di quattro parti: parte spirituale (anima), parti materiali quindi il corpo e la psiche (ponte tra anima e corpo) e la globale (ambiente). E’ interessante il fatto che esista già un concetto d’incidenza dell’ambiente. Oggi, l’ambiente, viene infatti considerato come un fattore rilevante nello sviluppo di malattie psichiatriche e disagi psicologici.

E’ nel Medioriente che nasce il concetto di medicina clinica. I Maestri Sufi non solo scoprono e curano malattie come il vaiolo e il morbillo, diabete e tubercolosi, ma praticano interventi chirurgici molto complessi, come interventi a cuore aperto.

E’ importante porre l’accento sul fatto che studiano e curano malattie psichiatriche e disagi psicologici perché stiamo parlando di tempi antecedenti all’anno Mille.

Il primo Ospedale della storia è istituito a Damasco nel 707 d.C.. e nel giro di qualche decennio se ne costruiscono una sessantina con relativi reparti, biblioteche pubbliche e farmacie in tutto l’impero ottomano.
Rilevante è l’esistenza di reparti psichiatrici, manicomi, in cui si praticava la musicoterapia sulla base di precetti ellenici.

Il kun 1I manicomi prevedevano già una diagnostica, una terapia e, a seconda dei casi, un pieno recupero o una cronicizzazione del disagio. Non solo argomentano termini come anoressia, ma stabiliscono una netta separazione tra ansia e depressione. Distinguono le malattie psicosomatiche da quelle somatopsichiche (origine organica, endocrinologica), stabilendo perciò due tipi di cure totalmente differenti.

«Il fisico sente dolore e male; la psiche sente strazio e sofferenza; l’anima prova tribolazione, spasimo, tormento, cruccio, supplizio, patimento, dispiacere, pena» (Îbn Tufayl).

Il Giornale dei Casi, pubblicato dalla Facoltà di Medicina di Baghdad (prima nella storia), pubblicava articoli specializzati sulle casistiche psichiatriche.

Abbiamo, quindi, già nel Medioevo mediorientale, l’uso della musica (e altre pratiche quali cromoterapia, agopuntura, etc..), come cura prescritta per ovviare alla sofferenza. A questo proposito, erano già numerosi i dibatti sull’uso di musica pentatonica o modale.

La musica pentatonica si basa su cinque note: do, re , mi, sol, la, (do). La musica modale prende per riferimento una nota base detta tonica. Già mille anni fa erano state classificate oltre 400 tonalità differenti con relativa incidenza sulle emozioni e organi del corpo, ottenute grazie alla sperimentazione della musica modale su casi di disturbo psichico.

Non può stupire come un sufista che ricerca la wajd attraverso l’uso della musica capisca che la stessa può apportare benefici ai malati. Stupisce invece la modernità del loro approccio alla clinica, che è totalmente laico.

Faccio un’ultima citazione, per me molto bella, su quanto fosse considerata primaria la conoscenza e il rapporto con il suono e la sua arte.

«Prendiamo una metafora. Il terreno che viene urtato dal suono è esso stesso movimento ondulatorio. L’onda è il metro, il ritmo nasce dalla combinazione dei toni su questa onda […]. I toni si ripartiscono sulla misura, regolare o non regolare; possono riempirla succedendosi con rapidità, o al contrario lasciare vuoti vasti intervalli. A volte si affastellano, a volte si distanziano […]. In ragione di questa libertà di ripartizione e di innescamento, i toni possono dare alla forma di base, costantemente sinuosa un profilo nobile, sempre differente […]. Questi giochi del tono sull’onda sonora, questo modellarsi della sostanza dell’onda, la coincidenza e l’opposizione delle due componenti, la loro tensione reciproca e l’adattamento continuo degli uni negli altri, ecco ciò che noi chiamiamo vita». (cAbd âlRazzâq âlQâshânî, Maestro Sufi del XIV secolo d.C.).

Trovo molto utile, oltre che corretto, citare una fonte importante delle mie informazioni: puntosufi.it E’ da questo sito che ho iniziato le mie ricerche per scrivere questo articolo. E’ un sito davvero interessante.

E’ bene ricordarsi che, i miei articoli, non vogliono assolutamente essere trattati su un qualsiasi argomento, o specialistici. Bensì sono spunti per incuriosire e spingere a un approfondimento, se gradito. Un modo per dire “guardate, esiste anche questo, chi l’avrebbe mai detto?”.

Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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