Friends will be Friends

Questa settimana ho deciso di cimentarmi con una pietra miliare della storia della musica. Una formazione che ha inventato un vero e proprio stile, inconfondibile e naturalmente accattivante che gli permette di essere sempre attuali. I Queen cominciano la loro avventura all’inizio degli anni ’70 e da allora non si sono più fermati nemmeno di fronte alla tragedia ben nota a tutti,unendo un tocco di classica con una valanga di rock. La grinta di Freddy Mercury, voce unica e inimitabile, le chitarre di Brian May, la batteria di Roger Taylor (un’orchestra da solo) e il basso deciso di John Deacon (che rimane il mio preferito della band). Ora, nei trascorsi musicali in genere, ci sono degli incontri che sanno di miracolo: quante probabilità c’erano di unire quattro talenti di questo calibro? Soprattutto, quale miracolo è avvenuto perché si legassero in una solida collaborazione professionale che prima di tutto fonda le sue radici su un’amicizia preziosa? Ecco, sono in fase “riflessioni senza ritegno” ed è da qualche giorno che rumino sui rapporti umani: qualità, tempistiche, fine. Non è un tentativo di polemizzare, quanto di capire, perché non capisco. Intanto noto una spasmodica preferenza e crescente desiderio di rifugiarsi in una relazione con un animale: nulla in contrario, sia chiaro. Il motivo è secondo me evidente, ovvero un animale non ha la capacità di mistificare un messaggio ed è un contatto con la parte “naturale” dell’essere umano 2.0. I fini d un gatto o di un cane o che altro, sono chiari, le intenzioni totalmente esposte. Forse perché manca un contatto verbale, la comunicazione è istintiva e non fuorviata dall’uso delle parole, forse abbiamo bisogno di un po’ di sano silenzio in mezzo al baccano dell’era della comunicazione. In ogni caso, tra i Queen, le parole devono aver funzionato bene… o forse proprio il talento ha fatto sì che l’istinto e la passione di queste anime producesse una sfilza infinita di capolavori. Non sto ad elencarli tutti, ognuno meriterebbe un articolo, ma visto l’umanità che trasuda dalle vicende di questo capitolo del rock ho deciso di soffermarmi su Friends will be friends. Non so se a tutti è noto il testo, in poche parole gli amici sono coloro che ti prenderanno per mano nelle avversità e che rimarranno al tuo fianco per sempre. Nella società di oggi suona davvero utopico. E d’accordo siamo soffocati dai ritmi della vita contemporanea, d’accordo la società dei consumi ha sviluppato il modus vivendi dello status symbol, però possibile che non sentiamo proprio più il bisogno di starci vicini? Tutta l’incazzatura che emerge in molte persone, tutto l’acredine che si legge tra le righe , non è forse proprio un bisogno che andrebbe soddisfatto? Non posso pensare che tutti siamo persone amorali e maliziose, un po’ rinco forse sì, ma non così cattive, nevrotiche molto. Tuttavia non ci vedo senza speranza. Personalmente ho avuto molti esempi, più ora di una volta, di vicinanza e comprensione. Da moltissime persone ho avuto manifestazione pratica di ciò che Friends will be friends mette in note. Proprio perché la Natura è la forza più potente che esista su questo pianeta, sa infilarsi tra le crepe di un sistema che è pur sempre creato dall’uomo che a sua volta fa parte proprio di ciò che si ostina a fronteggiare. L’istinto crea bisogni, l’istinto è Natura, l’uomo lo possiede, quindi il cerchio si chiude ermeticamente. E qui abbiamo anche la risposta del perché alcune opere rimangono così ancorate ai nostri cuori. Quando l’uomo crea sa fare dei capolavori immortali, ma deve essere in assoluta sintonia con ciò che lo circonda, anche se ne soffre. Tutto è relazione. E’ naturale.
I Queen sono sempre stati una formazione coraggiosa non solo musicalmente parlando ma anche come tematica: hanno portato alla luce argomenti considerati tabù, come la libertà sessuale, la grinta di Mercury ha reso credibile un concetto che spesso viene tacciato d’immoralità e inconsistenza. Ma la libertà è un tema ricorrente tra gli artisti immortali e mi viene da chiedermi un bel “chissà perché”. Altro punto chiave della band è il rispetto reciproco, la stima che ha permesso di evolvere da un sound un po’ più crudo a uno decisamente più raffinato e colorato, quasi, e sottolineo quasi, pop. Lo sottolineo perché parlare di questo gruppo mi mette un po’ in soggezione, visto che i fans sono dei veri cultori della musica e lo sono in maniera molto competente. Comunque, vorrei porre alla vostra attenzione che parte del successo dei Queen è data senza dubbio anche dalla passione per i gatti di Freddy Mercury, che assolutamente condivido e che ha dato luce alla bellissima traccia Delilah. Quindi, non tarderete molto a vedermi capace di un qualche capolavoro. Penso che chiamerò la mia gatta Aida e se sarà maschio Otello… che poi diventerà Otè… va bene, sono riuscita a rovinare anche questo articolo così splendidamente ruminante di paturnie. Uffa.



Giovanna Cardillo

Sono Giovanna. Da anni m’interesso di musica, che scrivo e soprattutto ascolto. Ho esperienza come musicista nel teatro terapeutico e ho studiato Culture e Tecniche della Moda. Mi innamoro di tutti i gatti che vedo e ho sposato appieno la loro filosofia di vita. Anzi, tutte le loro sette vite!

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