Amleto 2: come reinventare un testo senza tradirlo

Amleto 2 come reinventare un testo senza tradirlo
Amleto
è probabilmente la mia tragedia scespiriana preferita. L’ho vista in molte versioni e non disdegno i liberi adattamenti, a patto che non ne stravolgano l’essenza. Per questo, quando ho saputo del passaggio televisivo di questo originale allestimento, andato in scena tra il 2009 e il 2012, la curiosità ha avuto la meglio.
Amleto 2 (il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche) è stato scritto e portato in scena da un attore tra i più interessanti in Italia, ovvero Filippo Timi. Un interprete poliedrico, che passa facilmente dal teatro al cinema e alla tv, dal drammatico alla commedia, con grande intensità.
Anche in questa reinterpretazione di Shakespeare, ha mescolato dramma e commedia, dando vita ad un “pasticcio” intelligente ed eccentrico, farcito di citazioni del mondo presente e del quotidiano, con momenti esilaranti alternati ad altri di tragica poesia.
Tra questi ultimi la morte di Ofelia (Elena Lietti), davvero coinvolgente e struggente: un fiume di parole che fluisce come le acque in cui annega, colpisce al cuore, forma un groppo in gola. Risate assicurate ed inevitabili invece con la dissacrante Regina di Lucia Mascino, davvero straordinaria nella sua recitazione sprezzante e senza misericordia.
Molto bravo Luca Pignagnoli, in grado di prestarsi con disinvoltura a sorprendenti cambi di registro, e menzione speciale per Marina Rocco, che è stata in assoluto la mia preferita. A lei, nei panni di una pseudo-Marilyn Monroe decisa a vincere un Oscar- sono stati affidati l’apertura e la chiusura dello spettacolo: irresistibile il monologo sul parcheggio dell’inizio ma assolutamente incomparabile il finale, con il tentativo di suicidarsi con la famosa statuetta, finalmente vinta, che viene trasformata in ogni tipo possibile di improbabile arma.
Se poi ci si domanda cosa c’entri una sosia della Monroe con Amleto, beh proprio a lei toccano in sorte le leggendarie ultime parole del tenebroso principe danese: «Il resto è silenzio»
In mezzo ai suoi attori Filippo Timi se la gode e ci sguazza, carnale e viscerale, divertente e divertito. Una sperimentazione coraggiosa la sua, senza timore di apparire “forte” e fuori degli schemi. E per me riuscita. Sarà pure una bionda svampita, che ha appena cercato di assassinarsi in tutti i modi con un Oscar, a pronunciare una delle più famose citazioni di Amleto, ma forse un po’ anche per questo, in tutta la sua follia, Amleto 2 contiene Shakespeare in ogni sua tinta, oscura, inquietante, lirica, ironica, demenziale, comica. Shakespeare era moderno anche ai suoi tempi ed è il motivo per cui si presta così agevolmente ad essere smantellato e ricostruito senza smarrire se stesso.
Godibile, quindi, e tra l’altro con una accattivante colonna sonora, composta da pezzi che spaziano dalla classica a brani di musica leggera. Da vedere se potete recuperarlo in qualche modo.

 

«… la materia è probabile prima di essere reale. I capolavori sono ciechi».

Franca Bersanetti Bucci

Sono Franca, vivo in provincia di Ferrara e sono appassionata d’arte in generale, ma in particolar modo di teatro. Scrivo racconti, poesie e articoli su giornali online e siti internet.

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